venerdì 10 gennaio 2014

Si fa presto a dire "amici"

Se nomini a qualcuno “Dirty Dancing”, il diretto interessato non può non pensare alla classica battuta del povero Patrick che, guardando come un mandingo la protagonista nasona, sussurra: “Nessuno può mettere Baby in un angolo”. E poi via con la colonna sonora. Peraltro, la nasona dopo quel film si è fatta operare, si è messa addosso una canapia alla francese e ha, ahimè, scoperto che tutto il suo charme risiedeva in quella specie di monovolume che campeggiava sul suo volto. Insomma, Baby si è automessa nell’angolo, visto che poi non l’ha più cercata nessuno. E così - visto che anch’io sono un ballerino provetto, dal momento che so saltare come pochi di palo in frasca – pure il sottoscritto scopre di sopportare malamente il fatto di essere messo in un angolo. Da parte. Ignorato. O, peggio ancora, escluso. Come quando alle elementari o all’asilo si “sceglievano” le persone. E quando rimanevi “fuori” ti sentivi una specie di figlio di Satana, malvagio e malvoluto. Ecco. E’ deprimente scoprire che anche alla soglia dei 40 (e per alcuni dei 50), queste dinamiche durino a morire. Se poi le stesse tecniche vengono usate da quelli che dovrebbero essere amici, ti fa venire voglia di diventare Wolverine oppure Edwardmanidiforbice e fare un bello scrub sul viso dei diretti interessati. “Vorrei che alla festa di Capodanno venissi tu, ma non la tal persona” fa decisamente terza elementare. Se poi la “tal persona” è un bimbo di cinque anni che fastidio non dà, sei un mostro. Se poi, non hai il coraggio di dirmelo e inventi una balla colossale che viene subito smagata, sei un pirla. Perché è così difficile parlare chiaro al giorno d’oggi? Per paura di “offendere”? E non è peggio, allora, far direttamente imbufalire l’altro raccontandogli fregnacce che poi vengono smagate. Anche perché, solo una cosa è più offensiva di essere preso per il naso: farlo in modo stupido. Perché non mi sento così solo preso per i fondelli, ma mi incazzo come un cobra perché mi rendo conto che non sono nemmeno degno di una balla detta bene. Ergo, quando nel prossimo futuro, alcuni “amici” si renderanno conto di un allentamento, di un no costante alle uscite, di un distacco stile “cerotto-vecchio-ahia-che-male”, che non provino ad allenare sguardi stupiti stile “ma-cosa-è-successo”. Perché se TU vuoi fare il bambino delle elementari, io ti straccio diventando infante dell’asilo.

1 commento: