lunedì 6 febbraio 2017

Soliloqui a tinte scure

Mamma mia, quanti anni sono passati dall'ultimo post? Ormai vivo su Facebook e Youtube... e quasi mi ero scordato di questa casina virtuale che praticamente conosco solo io. Ma mi ritrovo qui. Proprio oggi che mi sento quasi schiacciato. Non credo, come mi è stato detto in passato, che ci vengono dati i pesi che possiamo soppotare. Io non credo di farcela. Non più. Oggi è una giornata nera. Una giornata in cui ho fatto fatica anche a rispondere al saluto della cassiera del Poli. Avevo paura che, dicendo qualcosa di più di "grazie, buona giornata", sarei potuto scoppiare a piangere. So di essere arrivato al limite. So che devo rallentare e cercare di guardare le cose con obiettività. Ma non credo di farcela. E ho paura. E' come se vedessi un mostro che mi fissa e che, quando ne ha voglia, divora la mia fiducia, le mie energie, la mia forza. Mi spiace aver allontanato molte persone... Niente di calcolato, solo un silenzioso congedarsi da chi è instabile e tutt'altro che solare. Li capisco. Non è facile starmi vicino. Mi ero ripromesso che non avrei inquinato nessuno attorno a me. Ho fallito.

mercoledì 21 maggio 2014

Wrong way?

Sarà che uno arriva alla soglia dei 40 (osteria) e quindi si fa qualche domanda in più. Almeno a livello professionale. Però, rapida riflessione sulla mattinata di oggi. 1. Propongo un pezzo al quotidiano dove collaboro e mi dicono "no grazie" 2. propongo un pezzo al periodico marchetta dove collabor e mi dicono "no, grazie" 3. un minicontributo realizzato per un concorso per radio accantonato per motivi - in verità - assolutamente leciti. Il fatto è che comincio a chiedermi se continua ad avere un senso quello che faccio... E se mi rispondo razionalmente "sì e blablabla", alla fine il dubbio si insinua sempre pià profondo. Mentre aumenta la sensazione che sia io quello che non va bene se *TUTTI* mi rispondono la stessa cosa. beh, dai, può essere il primo passo per la ripresa.

domenica 26 gennaio 2014

Nulla

Mi hanno preso alla sprovvista. Come quando cammini a piedi nudi e inavvertitamente colpisci lo spigolo del comodino con il mignolo. Il dolore arriva inaspettato e, proprio per questo, più intenso. Mi sono scese due lacrime. Due di numero perché probabilmente la cosa non valeva la pena. Però sono scese. L'episodio e la circostanza è forse una sciocchezza, fatto sta che sono scese. La sensazione che questo non sia il mio lavoro è sempre più forte. Vorrei mettere in guardia tutti quei giovani collaboratori che sono convinti di poter spaccare il mondo. Invece sarà il mondo a spaccarli. Perché è un attimo essere preso e messo da parte. E' un attimo vedere qualcosa che ritieni "tuo" sfuggirti di mano. Perderlo inevitabilmente, senza poter far nulla. Ubi maior minor cessat, dicono i latini. E quel minor sei sempre tu.

venerdì 10 gennaio 2014

Si fa presto a dire "amici"

Se nomini a qualcuno “Dirty Dancing”, il diretto interessato non può non pensare alla classica battuta del povero Patrick che, guardando come un mandingo la protagonista nasona, sussurra: “Nessuno può mettere Baby in un angolo”. E poi via con la colonna sonora. Peraltro, la nasona dopo quel film si è fatta operare, si è messa addosso una canapia alla francese e ha, ahimè, scoperto che tutto il suo charme risiedeva in quella specie di monovolume che campeggiava sul suo volto. Insomma, Baby si è automessa nell’angolo, visto che poi non l’ha più cercata nessuno. E così - visto che anch’io sono un ballerino provetto, dal momento che so saltare come pochi di palo in frasca – pure il sottoscritto scopre di sopportare malamente il fatto di essere messo in un angolo. Da parte. Ignorato. O, peggio ancora, escluso. Come quando alle elementari o all’asilo si “sceglievano” le persone. E quando rimanevi “fuori” ti sentivi una specie di figlio di Satana, malvagio e malvoluto. Ecco. E’ deprimente scoprire che anche alla soglia dei 40 (e per alcuni dei 50), queste dinamiche durino a morire. Se poi le stesse tecniche vengono usate da quelli che dovrebbero essere amici, ti fa venire voglia di diventare Wolverine oppure Edwardmanidiforbice e fare un bello scrub sul viso dei diretti interessati. “Vorrei che alla festa di Capodanno venissi tu, ma non la tal persona” fa decisamente terza elementare. Se poi la “tal persona” è un bimbo di cinque anni che fastidio non dà, sei un mostro. Se poi, non hai il coraggio di dirmelo e inventi una balla colossale che viene subito smagata, sei un pirla. Perché è così difficile parlare chiaro al giorno d’oggi? Per paura di “offendere”? E non è peggio, allora, far direttamente imbufalire l’altro raccontandogli fregnacce che poi vengono smagate. Anche perché, solo una cosa è più offensiva di essere preso per il naso: farlo in modo stupido. Perché non mi sento così solo preso per i fondelli, ma mi incazzo come un cobra perché mi rendo conto che non sono nemmeno degno di una balla detta bene. Ergo, quando nel prossimo futuro, alcuni “amici” si renderanno conto di un allentamento, di un no costante alle uscite, di un distacco stile “cerotto-vecchio-ahia-che-male”, che non provino ad allenare sguardi stupiti stile “ma-cosa-è-successo”. Perché se TU vuoi fare il bambino delle elementari, io ti straccio diventando infante dell’asilo.

domenica 15 dicembre 2013

Non per me

Ti siedi davanti al pc. Per lavorare. Ma rimani a fissare la pagina bianca di word. E ti rendi conto che stai tenendo duro per gli altri. Non è giusto, ma è quello che ancora ti tiene a galla. Ho la sensazione di essere fatto - senza presunzione - per cose diverse. Che abbiano un senso. Ora, questo senso non lo trovo. Le umiliazioni sul lavoro vengono bilanciate da una serenità sentimentale che è merce rara. Ma ho come la sensazione che a furia di essere ignorato, maltrattato, sfruttato, umiliato, decida di tirare i remi in barca. La cosa che maggiormente mi ferisce? Non essere considerato. Proporre, mostrare entusiasmo, gioia di fare si scontrano contro una cortina di menefreghismo che viene intaccata solo quando conviene a loro. Chi sono "loro"? I "capi", i "responsabili"... Vorrei urlargli: mi state spegnendo, mi state uccidendo! Se a casa non trovassi tutto quel calore che c'è, ho il etrrore che sparirei. Ma devo tornare a fare le cose anche per me.

lunedì 18 novembre 2013

Mai zeder

Così si dice in trentinica lingua per dare l'idea di "tenere duro": mai zeder. Mai cedere. Oggi però mi è venuta, non proprio la tentazione, quanto la sensazione che "potrei" cedere. Lasciare. Abbandonare. Meno male che si parla "solo" di lavoro. Mi dico e mi ricordo quanto sono fortunatoa d averlo. Avere uno stipendio, un "postoatempoindeterminato", che è una di quelle parole che sembrano formule magiche per chi si affaccio oggi al mondodellavoro. Pochi possono anche solo lontanamente immaginare quanto schifo ci sia qui dentro. Quanto siano brutte e laide certe persone. Quanto male facciano. Io non credo che esista qualcuno lassù così interessato a "farla pagare a chi sbaglia". Eiste sicuramente un'entità superiore, ma sarà impegnata in cose più eclatanti, immagino. E così questi esseri pullulano, spadroneggiano... e non mi interessa più immaginare "quanto vivano male, quanto siano privi di affetti". Vorrei giustizia. Anzi, Giustizia. Vorrei che uno fosse valutato per quello che è e quello che fa. Sarebbe già, per queste persone, una punizione esemplare.

venerdì 18 ottobre 2013

Lacrime e motori

In 39 anni di vita c'è stata solo una canzone che, ascoltandola, mi ha fatto piangere. "La cura" di Battiato. Oggi mi sono messo al pc mentre attendevo che cuocesse la torta al cioccolato e pere ed è partita una canzone della Nannini, dedicata alla figlia. E mi sono messo a piangere. Come una vigna. In questi giorni sono tirato come una corda di violino. Ammetto che le ultime novità riguardanti la macchina ("si ritenga fortunato, stava viaggiando su una bara con le ruote") mi hanno eroso l'animo. Non per il danno economico in sè, quanto perché su quella macchina sono salite le persone a cui voglio più bene in assoluto... I miei genitori, i miei nipoti, il mio amore, i miei amici... E penso, se fosse "impazzita come una biglia lanciata a 130 all'ora", come mi ha detto il carrozziere, cosa sarebbe successo? Mi sembra sempre di aver bisogno di una vacanza...