mercoledì 21 maggio 2014

Wrong way?

Sarà che uno arriva alla soglia dei 40 (osteria) e quindi si fa qualche domanda in più. Almeno a livello professionale. Però, rapida riflessione sulla mattinata di oggi. 1. Propongo un pezzo al quotidiano dove collaboro e mi dicono "no grazie" 2. propongo un pezzo al periodico marchetta dove collabor e mi dicono "no, grazie" 3. un minicontributo realizzato per un concorso per radio accantonato per motivi - in verità - assolutamente leciti. Il fatto è che comincio a chiedermi se continua ad avere un senso quello che faccio... E se mi rispondo razionalmente "sì e blablabla", alla fine il dubbio si insinua sempre pià profondo. Mentre aumenta la sensazione che sia io quello che non va bene se *TUTTI* mi rispondono la stessa cosa. beh, dai, può essere il primo passo per la ripresa.

domenica 26 gennaio 2014

Nulla

Mi hanno preso alla sprovvista. Come quando cammini a piedi nudi e inavvertitamente colpisci lo spigolo del comodino con il mignolo. Il dolore arriva inaspettato e, proprio per questo, più intenso. Mi sono scese due lacrime. Due di numero perché probabilmente la cosa non valeva la pena. Però sono scese. L'episodio e la circostanza è forse una sciocchezza, fatto sta che sono scese. La sensazione che questo non sia il mio lavoro è sempre più forte. Vorrei mettere in guardia tutti quei giovani collaboratori che sono convinti di poter spaccare il mondo. Invece sarà il mondo a spaccarli. Perché è un attimo essere preso e messo da parte. E' un attimo vedere qualcosa che ritieni "tuo" sfuggirti di mano. Perderlo inevitabilmente, senza poter far nulla. Ubi maior minor cessat, dicono i latini. E quel minor sei sempre tu.

venerdì 10 gennaio 2014

Si fa presto a dire "amici"

Se nomini a qualcuno “Dirty Dancing”, il diretto interessato non può non pensare alla classica battuta del povero Patrick che, guardando come un mandingo la protagonista nasona, sussurra: “Nessuno può mettere Baby in un angolo”. E poi via con la colonna sonora. Peraltro, la nasona dopo quel film si è fatta operare, si è messa addosso una canapia alla francese e ha, ahimè, scoperto che tutto il suo charme risiedeva in quella specie di monovolume che campeggiava sul suo volto. Insomma, Baby si è automessa nell’angolo, visto che poi non l’ha più cercata nessuno. E così - visto che anch’io sono un ballerino provetto, dal momento che so saltare come pochi di palo in frasca – pure il sottoscritto scopre di sopportare malamente il fatto di essere messo in un angolo. Da parte. Ignorato. O, peggio ancora, escluso. Come quando alle elementari o all’asilo si “sceglievano” le persone. E quando rimanevi “fuori” ti sentivi una specie di figlio di Satana, malvagio e malvoluto. Ecco. E’ deprimente scoprire che anche alla soglia dei 40 (e per alcuni dei 50), queste dinamiche durino a morire. Se poi le stesse tecniche vengono usate da quelli che dovrebbero essere amici, ti fa venire voglia di diventare Wolverine oppure Edwardmanidiforbice e fare un bello scrub sul viso dei diretti interessati. “Vorrei che alla festa di Capodanno venissi tu, ma non la tal persona” fa decisamente terza elementare. Se poi la “tal persona” è un bimbo di cinque anni che fastidio non dà, sei un mostro. Se poi, non hai il coraggio di dirmelo e inventi una balla colossale che viene subito smagata, sei un pirla. Perché è così difficile parlare chiaro al giorno d’oggi? Per paura di “offendere”? E non è peggio, allora, far direttamente imbufalire l’altro raccontandogli fregnacce che poi vengono smagate. Anche perché, solo una cosa è più offensiva di essere preso per il naso: farlo in modo stupido. Perché non mi sento così solo preso per i fondelli, ma mi incazzo come un cobra perché mi rendo conto che non sono nemmeno degno di una balla detta bene. Ergo, quando nel prossimo futuro, alcuni “amici” si renderanno conto di un allentamento, di un no costante alle uscite, di un distacco stile “cerotto-vecchio-ahia-che-male”, che non provino ad allenare sguardi stupiti stile “ma-cosa-è-successo”. Perché se TU vuoi fare il bambino delle elementari, io ti straccio diventando infante dell’asilo.